Alessandro – Liste d’attesa

Nessuno mi ha  mai avvertito. Nessun medico mi ha mai messo in guardia. Il corpo mi lanciava le sue richieste d’aiuto. Ero stanco ed affaticato. Io però non le ascoltavo. Pensavo fosse stress miscelato a disturbi gastrointestinali. Non avevo capito niente. Il mio corpo parlava la sua lingua e nessun medico riusciva a tradurre. Così un giorno qualcuno dalle viscere  ha lanciato l’ultimo urlo d’aiuto. Mi sono accasciato al suolo. All’improvviso.  Qualche mese prima mi ero tatuato sulle braccia le due parole: heart e head. Testa e cuore. Quello che è necessario per andare avanti nella vita. Un segno premonitore. L’inconscio che batteva i piedi per farsi sentire. Cuore e mente. Quel cuore però aveva qualche problema. Non funzionava più a dovere, era un motore invecchiato in un corpo di un’auto appena uscita dalla concessionaria. Andava sostituto. Un pezzo di ricambio che non è possibile aggiustare con un intervento manutentivo. Entrai il lista d’attesa. Qualcuno doveva morire affinché io potessi vivere. Che storia la vita. Un tizio qualunque in Italia colpito da chissà quale disgrazia si stava donando a me, perfetto sconosciuto.
In questa fase dove il mio cuore malaticcio aveva bisogno d’aiuto ho trovato una donna con una forza d’animo incredibile che mi accudiva e mi ha donato il suo di cuore restando in vita al mio fianco ogni attimo. Una donna capace di far smuovere grattacieli e far volare elicotteri. Proprio quelli che all’improvviso sfrecciavano per i cieli per ritirare in chissà quale parte d’Italia un organo da donare. C’era una priorità. Nella lista d’attesa ero prima del cardiopatico cinquantenne, ma dopo al ragazzo di diciott’anni. Guardavo dalle vetrate trasparenti dell’ospedale gli elicotteri volare in cielo che andavano a ritirare gli organi donati  per poi impiantarli nel minor tempo possibile. Ogni volta che un elicottero accendeva i motori pensavo che era il mio viaggio. Quello giusto. Quello per me. Quello che andava a prelevare il cuore da un ignoto giovane benefattore.  Una notte d’Agosto è stato il giorno giusto. Una notte d’Agosto è stato il mio giorno.  L’attesa era terminata. Il  mio cuore poteva essere sostituto.
Oggi vivo con tre cuori perfettamente sincronizzati.  Il mio nuovo, quello vecchio e quello della donna che mi affianca tutt’ora, donando il suo cuore ogni giorno senza perdere la vita. Quanta eternità c’è in un battito.

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