Morena – Wonderland

“Per quanto tempo è per sempre? A volte, solo un secondo. A volte solo un tatuaggio.
Luci lampeggianti ed io ho  preso una strada sbagliata e sono caduta  nella tana del coniglio.
Qui nulla è come sembra. La chiamano  Wonderland.
Cerco una ragione nella Regina Cattiva e non la trovo.
Mi lascio avvolgere dai fumi del Brucaliffo tentando di rispondere alle sue domande esistenziali:
Chi essere io? Lo dovrei sapere chi sono, eppure a volte ho qualche dubbio.
Mi basterebbe rincorrere un Bianconiglio, una meta da conquistare, un obiettivo da seguire. A volte invece mi sembra di restare seduta al cospetto del Cappellaio Matto e della Lepre Marzolina.
Vorrei sedermi e bere il tè, ma appena prendo la tazzina qualcuno mi cambia di posto.
L’unica certezza nel mondo delle meraviglie è la mia sorella. Un legame Aδιάλυτος, indissolubile che abbiamo formalizzato ufficialmente durante la nostra vacanza in Grecia.
Lei è la mia unica certezza, l’unica persona con la quale riesco ad affrontare questo pazzo mondo di Wonderland. Un mondo che lascia il segno. Come cicatrici su pelle morbida. Come esperienze di vita da addentare insieme senza troppe domande.
Ti guardo e contemplo  l’odore del mare, la sabbia sotto le dita, l’aria e il vento, cercando una risposta che  nessuno finora è riuscito a dare:  perché i tramonti son pupazzi da levare?”

      

Morena –  Wonderland

Alessandro – Liste d’attesa

Nessuno mi ha  mai avvertito. Nessun medico mi ha mai messo in guardia. Il corpo mi lanciava le sue richieste d’aiuto. Ero stanco ed affaticato. Io però non le ascoltavo. Pensavo fosse stress miscelato a disturbi gastrointestinali. Non avevo capito niente. Il mio corpo parlava la sua lingua e nessun medico riusciva a tradurre. Così un giorno qualcuno dalle viscere  ha lanciato l’ultimo urlo d’aiuto. Mi sono accasciato al suolo. All’improvviso.  Qualche mese prima mi ero tatuato sulle braccia le due parole: heart e head. Testa e cuore. Quello che è necessario per andare avanti nella vita. Un segno premonitore. L’inconscio che batteva i piedi per farsi sentire. Cuore e mente. Quel cuore però aveva qualche problema. Non funzionava più a dovere, era un motore invecchiato in un corpo di un’auto appena uscita dalla concessionaria. Andava sostituto. Un pezzo di ricambio che non è possibile aggiustare con un intervento manutentivo. Entrai il lista d’attesa. Qualcuno doveva morire affinché io potessi vivere. Che storia la vita. Un tizio qualunque in Italia colpito da chissà quale disgrazia si stava donando a me, perfetto sconosciuto.
In questa fase dove il mio cuore malaticcio aveva bisogno d’aiuto ho trovato una donna con una forza d’animo incredibile che mi accudiva e mi ha donato il suo di cuore restando in vita al mio fianco ogni attimo. Una donna capace di far smuovere grattacieli e far volare elicotteri. Proprio quelli che all’improvviso sfrecciavano per i cieli per ritirare in chissà quale parte d’Italia un organo da donare. C’era una priorità. Nella lista d’attesa ero prima del cardiopatico cinquantenne, ma dopo al ragazzo di diciott’anni. Guardavo dalle vetrate trasparenti dell’ospedale gli elicotteri volare in cielo che andavano a ritirare gli organi donati  per poi impiantarli nel minor tempo possibile. Ogni volta che un elicottero accendeva i motori pensavo che era il mio viaggio. Quello giusto. Quello per me. Quello che andava a prelevare il cuore da un ignoto giovane benefattore.  Una notte d’Agosto è stato il giorno giusto. Una notte d’Agosto è stato il mio giorno.  L’attesa era terminata. Il  mio cuore poteva essere sostituto.
Oggi vivo con tre cuori perfettamente sincronizzati.  Il mio nuovo, quello vecchio e quello della donna che mi affianca tutt’ora, donando il suo cuore ogni giorno senza perdere la vita. Quanta eternità c’è in un battito.

Alessandro – Liste d’attesa