“Per quanto tempo è per sempre? A volte, solo un secondo. A volte solo un tatuaggio.
Luci lampeggianti ed io ho preso una strada sbagliata e sono caduta nella tana del coniglio.
Qui nulla è co
me sembra. La chiamano Wonderland.
Cerco una ragione nella Regina Cattiva e non la trovo.
Mi lascio avvolgere dai fumi del Brucaliffo tentando di rispondere alle sue domande esistenziali:
Chi essere io? Lo dovrei sapere chi sono, eppure a volte ho qualche dubbio.
Mi basterebbe rincorrere un Bianconiglio, una meta da conquistare, un obiettivo da seguire. A volte invece mi sembra di restare seduta al cospetto del Cappellaio Matto e della Lepre Marzolina.
Vorrei sedermi e bere il tè, ma appena prendo la tazzina qualcuno mi cambia di posto.
L’unica certezza nel mondo delle meraviglie è la mia sorella. Un legame Aδιάλυτος, indissolubile che abbiamo formalizzato ufficialmente durante la nostra vacanza in Grecia.
Lei è la mia unica certezza, l’unica persona con la quale riesco ad affrontare questo pazzo mondo di Wonderland. Un mondo che lascia il segno. Come cicatrici su pelle morbida. Come esperienze di vita da addentare insieme senza troppe domande.
Ti guardo e contemplo l’odore del mare, la sabbia sotto le dita, l’aria e il vento, cercando una risposta che nessuno finora è riuscito a dare: perché i tramonti son pupazzi da levare?”


Nessuno mi ha mai avvertito. Nessun medico mi ha mai messo in guardia. Il corpo mi lanciava le sue richieste d’aiuto. Ero stanco ed affaticato. Io però non le ascoltavo. Pensavo fosse stress miscelato a disturbi gastrointestinali. Non avevo capito niente. Il mio corpo parlava la sua lingua e nessun medico riusciva a tradurre. Così un giorno qualcuno dalle viscere ha lanciato l’ultimo urlo d’aiuto. Mi sono accasciato al suolo. All’improvviso. Qualche mese prima mi ero tatuato sulle braccia le due parole: heart e head. Testa e cuore. Quello che è necessario per andare avanti nella vita. Un segno premonitore. L’inconscio che batteva i piedi per farsi sentire. Cuore e mente. Quel cuore però aveva qualche problema. Non funzionava più a dovere, era un motore invecchiato in un corpo di un’auto appena uscita dalla concessionaria. Andava sostituto. Un pezzo di ricambio che non è possibile aggiustare con un intervento manutentivo. Entrai il lista d’attesa. Qualcuno doveva morire affinché io potessi vivere. Che storia la vita. Un tizio qualunque in Italia colpito da chissà quale disgrazia si stava donando a me, perfetto sconosciuto.