LA STORIA DEI TATUAGGI PUBBLICITARI

Avete mai notato sottopelle di qualcuno un marchio aziendale?

L’ultima tendenza in fatto di marketing sembra essere proprio quella di utilizzare i tatuaggi come “messaggi pubblicitari
Emblematico in questo senso fu nel 2014  il caso della Reebok.

L’azienda ha indetto un concorso per assegnare al miglior tatuaggio raffigurante il logo dell’azienda 6000 dollari.

Lo slogan dell’iniziativa era “Pain is temporary, Reebok is forever”.
Le storie sottopelle di queste persone raccontano il come e il perchè della decisione di diventare sponsor viventi  tatuandosi un logo aziendale, un sito web,  un motto, uno slogan aziendale.

Joe Tamargo ha un corpo ricoperto di tatuaggi che rappresentano loghi e indirizzi di diversi siti web.
Anche Pat Vaillancourt ha deciso di  prendere questa strada, tatuandosi centinaia di url di siti web sul corpo. Per aggiungere il proprio indirizzo basta una donazione di soli 35 dollari.

Kimberly Smith nel 2005 si è fatta imprimere in fronte il nome di un casinò online per poter pagare la scuola dei figli.  È stata lei a lanciare la moda dei tatuaggi pubblicitari.

 

LA STORIA DEI TATUAGGI DISPARI

Ora che hai due tatuaggi devi fare per forza il terzo!”, “Quattro? Ora tocca farti il quinto?”.
Quante volte abbiamo ascoltato queste parole? Cosa si cela dietro alla regola del dispari nel mondo dei tattoo?
Non si tratta di una consuetudine messa in giro da qualche tatuatore per battere cassa, ma la tradizione dei tatuaggi dispari affonda le proprie radici all’inizio dell’ 800 durante il periodo delle navigazioni e del mondo marinaresco.
Essendo una leggenda, ciò che seguirà non deve essere presa come verità assoluta.
Leggenda vuole che il marinaio che partiva per la prima volta, si tatuasse per buon auspicio nel porto di partenza.
Una seconda volta nel porto di destinazione ed un terzo tatuaggio infine veniva fatto per celebrare il ritorno a casa, dalla propria famiglia.
Con il terzo si chiudeva quindi un percorso, un viaggio.
Avere un numero pari di tatuaggi, significava per il marinaio essere lontano da casa, dai propri affetti.
Oggi non ci sono più le traversate oceaniche su velieri o grandi navi, ma la tradizione leggendaria che si nasconde dietro al numero dispari dei tatto continua a vivere tra gli addetti ai lavori, o meglio continua a navigare. [Pippo Zarrella]