Angela – Nessuno


“Il lavoro mi ha divorato dall’interno per lungo tempo. Si è preso prima la mia mente e poi il mio cuore.

Per anni ho dedicato la mia vita solo al lavoro, nell’inutile attesa di un weekend che tardava ad arrivare.

Ero spremuta dal datore come un’arancia rossa fino all’ultima goccia. Terminata la jurnata, non ne restava niente. Solo bucce secche e semi. Troppo debole per fare altro. Troppo affaticata per trascorrere tempo con i miei. Troppo stanca per vivere.

In cambio di cosa? Un bonifico alla fine del mese che mi facesse sentire una persona migliore. Una donna sicura ed indipendente. Lavorare inoltre, mi distraeva dalle mie insicurezze, mi teneva lontano da quello che pensavo di me stessa, del mio aspetto fisico, del mio essere inadeguata. Purtroppo però non risolveva il problema, lo nascondeva come candida neve può coprire una montagna di merda.

Ero nessuno.

Quando il sole è stato alto in cielo, ho visto per la prima volta quello che stavo facendo.

Due occhi non bastavano. Avevo bisogno di un terzo, più grande, sempre aperto. Gli occhi per lungo tempo chiusi, ora brillavano di vita propria.

A fatica ho reciso il cappio al collo che mi ero abilmente legata. Ho abbandonato il lavoro che mi aveva sfrattato dalla mia vita. Per vedere cosa c’è sotto al proprio naso, occorre tempo ed un grande sforzo.”

Angela – Nessuno

Roberta- Panico!

“La gola si stringe e il respiro diventa affannoso.
Una sensazione di soffocamento rende impossibile qualsiasi movimento. Resto immobile, in balia di quello che potrà accadere.
Pochi attimi in cui il corpo e la mente si scontrano con le paure più profonde. Soffrire di attacchi di panico è una cosa brutta.
Non c’è avvertimento: il panico arriva a casa, per strada o al cinema.
Un pitone invisibile mi stringe intorno alla gola. Più tento di liberarmi, più resto immobile, ferma. Non c’è via d’uscita.
Non riesco a vedere il mio nemico che si prende gioco di me nell’ombra. Un mal di denti o un dolore articolare lo riconosci, lo senti.
Il panico no: sai che c’è ma non lo vedi. Andavo a scuola, ero a casa o uscivo con le amiche, ma combattevo continuamente con questi demoni.
Un giorno ho cominciato a leggere un libro: Shadow Hunter.
Ho capito che i demoni oscuri potevano essere sconfitti. Terminato il libro, feci un respiro a pieni polmoni.
Una sensazione di leggerezza mi avvolse come un caldo accappatoio di piacere. Non ero sola.
Mi sono tatuata una runa angelica, che nella tradizione germanico-vichinga è utilizzata per uccidere i demoni rendendoli incapaci di autorigenerarsi.
L’esercito del bene mi difendeva dall’oscurità delle mie paure”.

Roberta- Panico!

Ilaria – Rum

“Amo gli animali. Tutti. Senza alcuna differenza di specie.
A rafforzare questa mia consapevolezza, è stato l ‘ arrivo di Rum: il mio dolce cagnolino, ormai parte integrante della mia famiglia.
Dovrebbe essere così facile e naturale amare gli animali: sono eterni bambini da coccolare. Il loro sguardo è puro come la loro anima.
Tutti gli uomini dovrebbero amare come solo un amico a quattro zampe è capace di fare.
Tutti abbiamo il diritto di essere accolti in casa al rientro da lavoro, con salti di gioia ed affetto disinteressato.
Questo mio nuovo modo di concepire la totalità degli esseri viventi, mi ha portato ad abbracciare un’importante idea: l’essere vegetariana.
Ho capito che potevo scegliere.
Siamo noi che decidiamo cosa vogliamo essere.
A tavola come nella vita.
Nessun animale è costretto a morire affinché io possa vivere, e questo mi fa stare bene.
Da quando Rum, è diventato parte integrante di me, ho ribaltato il modo di osservare il mondo che mi circonda.
Ho una zampetta impressa sul mio cuore.
È la sua e quella di tutti gli amici animali”.

Ilaria – Rum