Claudio: Bevilo che fa bene!

Ho una passione per i gesti. Raccontano più delle parole. Dai gesti infinitamente piccoli, quotidiani, quelli semplici che in apparenza non fanno rumore, a quelli importanti, eclatanti che tuonano nella vita di tutti come un boato nella notte. A ventidue anni ho mollato tutto ed ho inseguito la mia passione.
Con un contratto a tempo indeterminato tra le mani, ho preferito l’irrequietudine della partita IVA. Ho accolto la sfida di un’attività svincolata da tutto e da tutti.
Perché il mio sole sono le emozioni. Le emozioni degli incontri e delle persone. La quotidianità sempre diversa, svincolata dalla routine, dai gesti ripetuti.
Ogni giorno è un’avventura che merita essere succhiata fino al midollo per sentirne il sapore vero. Ho potuto rincorrere i miei sogni e le mie aspirazioni grazie al materasso solido costruito dalla mia famiglia. L’amore ultratrentennale dei miei genitori, unito a quello della mia nonna, mi ha consentito di focalizzare un obiettivo e raggiungerlo con tutte le mie forze.
Sono Claudio. Ho trent’anni e mi sento una persona fortunata. Le mie famiglie mi hanno fortificato. Oltre quella “di sangue”, la mia corazza si è inspessita grazie ai miei true friends.
Gli amici veri. Quelli che non mi hanno mai lasciato, e non mi lasceranno mai. Quelli che hanno un posto speciale. Quelli che sono qui tatuati sul mio cuore.   Ho anche una moka sottopelle. La moka è un ventaglio di gesti tramandati da anni,  azioni ripetute inconsapevolmente in ogni famiglia. Ogni nucleo familiare ha il suo modo inconfondibile di fare il caffè. Per questo il caffè casalingo degli “altri” non è mai come il proprio. Ho tentato di creare l’aria familiare nella mia attività professionale. Il mio bar che è quasi un “ometto”. Ha otto anni di vita. Adoro questo lavoro.  Non servo solo caffè, cappuccini e cocktails. Mi sento un confidente. Raccontare e raccontarmi, mi piace. Sono un cantastorie. Un cantastorie stonato, innamorato della propria vita e di quelle delle persone che lo circondano. Come una spugna, ogni cliente, ogni persona mi lascia un pezzetto di sé.
Io lo assorbo e lo faccio mio.  Servo quello che mi chiedono al bancone sussurrando “bevilo , che fa bene!”, proprio come faceva la mia nonna, la quale scegliendo l’uovo nel pollaio della nostra casa in campagna, lo bucava e con tutto l’amore di questo mondo mi regalava la sua posizione magica: “Bevilo, che fa bene!”.

 

 

Claudio:  Bevilo che fa bene!